Un fiume in piena, questo è Maria Giammona, siciliana di Catania che da anni lotta per combattere il randagismo e raccogliere dalla strada i cani che nessuno vuole.
“Hai presente i cani malati, che si aggirano per le strade e che tutti scacciano per paura, ma anche per ribrezzo? Ecco, io mi occupo di tutti loro. Come faccio a sperare che qualcuno li adotti? “.
Vivono tutti nel Rifugio di Willy, 49 cani e 30 gatti in tutto, in quella che, se all’inizio era una catapecchia diroccata, ora è un’isola felice in una zona difficile e critica “perché le leggi, che esistono, qui in Sicilia si fermano e non vengono applicate”.
Per questo motivo, Maria non lavora in canili né fa parte di associazioni, ma ha deciso di fare tutto da sola, come volontaria singola, e, se all’inizio sola lo era veramente, il suo nome ha poi fatto il giro di tutta la regione e di tutta Italia.
Chi non ha negli occhi il video di Maria che, sfidando le macchine che sfrecciavano ad alta velocità, ha attraversato la strada per andare a prendere Willy, un border collie che da poco era sotto la sua ala protettiva, investito da un’auto e lasciato lì, accanto al guard rail, a morire?
Ma lei non ce l’ha fatta a stare a guardare, ha preso tutto il suo coraggio ed è andata a prenderselo, per potergli dare l’ultima carezza prima che chiudesse gli occhi per sempre.
Tutto è partito da lì, da quell’episodio triste, e il rifugio non poteva avere nessun altro nome. Ma, a distanza di pochi anni, di casi come Willy, ne sono capitati tanti altri.
Uno di questi riguarda Hope, un pastore tedesco che, ormai da un anno, vive con Maria nella sua casa, che inizialmente si era presentata come un caso disperato e senza alcuna speranza.
Si aggirava per le campagne di un paese vicino a Catania, con il muso incrostato a causa della rogna, e il posteriore talmente magro da mettere in evidenza tutte le ossa. Maria, insieme ad alcuni volontari animalisti, è andata a cercarla dopo alcune segnalazioni ricevute e, quando stava orma calando il sole, le è apparsa davanti e, con tanta pazienza, è riuscita a portarla con sé.
Gli esami fatti non erano particolarmente incoraggianti: oltre alla rogna, Hope è risultata positiva alla leishmania e, come se ciò non bastasse, è stata scoperta un’insufficienza renale piuttosto grave.
Nonostante questo, Maria non si è scoraggiata, non l’ha abbandonata ma, al contrario, se ne è fatta carico e, con pazienza e coraggio, se n’è occupata. E l’emozione di vedere il suo muso, quando le croste erano cadute tutte, è stata indescrivibile, come anche le prime, timide manifestazioni d’affetto, apparse da poco, a dir la verità.
D’altra parte, cosa aspettarsi dagli umani, dopo essere stata scacciata da tutti, senza mai ricevere una carezza o una parola dolce? Hope era un animale selvatico abituato alla strada, fidarsi di Maria non è stato così immediato, tanto che lavarla è “come la scena di un film: io che riempio la vasca di acqua, lei che si dimena e, alla fine, io sono fradicia e lei completamente asciutta”.
Ma, che si fidi e si affidi ciecamente a Maria è ormai un dato di fatto: mentre lei si trovava a Zurigo a conoscere una donna che ha voluto incontrarla di persona dopo aver sentito tanto parlare di lei e che ha deciso di aiutarla fornendole il cibo per i cani, Hope non mangiava, non dormiva, ma aspettava sconsolata che Maria tornasse, con la paura, in cuor suo, di essere stata abbandonata.
Hope è la sua ombra, la segue ovunque e si fida solo di lei, ma come darle torto?
A un anno dal suo ritrovamento, sta molto meglio, ma le sue aspettative di vita rimangono incerte. Nonostante ciò, i miglioramenti ci sono stati, e davvero incoraggianti. Ci sono giorni in cui è allegra e pimpante, “come qualsiasi altro cane”, ed altri in cui, invece, è stanca e abbattuta.
Ma Maria non si abbatte, e vive alla giornata, sicura di aver dato ad Hope una seconda chance. Quanto durerà non si sa, ma nel frattempo questo cane sfortunato sta imparando il significato dell’amore e del calore che solo una famiglia può dare.
Vera MORETTI
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