La pet therapy può fare miracoli, anche di fronte a patologie gravi e degenerative.
Lo scorso venerdì è stato presentato a Rubiera, in provincia di Reggio Emilia, un progetto che coinvolge tre cani all’interno di una residenza per anziani. Si tratta di Dew, labrador di nove anni, Aro, meticcio labrador-levriero di sette anni e Pincy, meticcio pincher-chihuahua.
Questi tre cagnolini sono abituati a stare a contatto con i malati, poiché da anni sono coinvolti in progetti terapeutici accanto ad anziani affetti da patologie diverse anche gravi, quali Alzheimer e Parkinson.
Se, ovviamente, la presenza dei cani non può guarire da queste terribili malattie, può però portare sollievo a livello mentale ed emotivo, dando ai pazienti una spinta e una motivazione in più per seguire le terapie.
Il progetto di pet therapy prevede un ciclo di dieci sedute da circa un’ora in cui verranno proposte agli ospiti varie attività di accudimento dei cani, come portarli al guinzaglio e preparare loro la ciotola per il cibo.
Antonello Nakhle, coordinatore dell’iniziativa, ha spiegato alla stampa: “Questo rapporto uomo-animale, affettivo ed emozionale è in grado di portare non solo benefici emotivi e psicologici alle persone coinvolte, ma anche fisici. La stimolazione mentale che si verifica grazie alla comunicazione con il cane, la rievocazione di ricordi, l’intrattenimento e il gioco sono fattori che riducono il senso di alienazione, isolamento e depressione”.
La presenza di un animale nelle attività di cura porta in molti casi al consolidamento di “un rapporto emotivo con il paziente e, tramite questo rapporto, stabilire sia un canale di comunicazione paziente-animale-medico sia stimolare la partecipazione attiva del paziente”.
Vera MORETTI
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