Sta per cominciare anche quest’anno, purtroppo, il Festival della Carne di Cane, che si tiene a Yulin, cittadina nel sud della Cina. Dagli anni Novanta, infatti, si celebra questo triste e macabro evento che si ritiene abbia causato finora il rapimento e l’assassinio di 50mila cani.
I cani, infatti, vengono rapiti dalle loro case o dalle strade, costretti a vivere in gabbie piccolissime, dove soffrono qualsiasi tipo di stenti, a cominciare dalle elevate temperature, che portano a disidratazione e, a volte, alla morte.
Quando non muoiono in questo modo, vengono uccisi con frecce avvelenate, spesso con cianuro. Le condizioni di trasporto, la macellazione della carne e la sua preparazione in condizioni non igieniche fanno sì che tossine nocive entrino nei pasti dei visitatori del festival e dei consumatori di carne di cane, generando malattie.
Fortunatamente, lo sdegno per questa pratica disumana si sta allargando a macchia d’olio, tanto che la portata dell’evento si sta sempre più restringendo. Questo, però, non significa che i cani non vengano più sacrificati. L’anno scorso, infatti, sono stati uccisi circa mille cani durante il festival.
In un altro angolo di Cina, a Jinhua Hutou, un festival simile è stato ormai disdetto dal 2011, proprio a seguito di numerose ed insistenti proteste. Per questo, si spera che anche quello di Yulin presto venga definitivamente soppresso, per mettere fine ad una pratica crudele e d un commercio illegale del mercato della carne di cane in Cina.
Animals Asia ha scritto una lettera aperta ai commercianti di carne di cane di Yulin per abolire l’evento. Tutti possono partecipare, firmando la petizione http://endyulinfestival.animalsasia.org/itl.
Vera MORETTI
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