La barbara uccisione di Angelo, avvenuta nelle scorse settimane a Sangineto, in provincia di Cosenza, da parte di quattro ragazzi “normali”, ha suscitato un moto di rabbia e indignazione non solo tra noi, amici dei pelosi, ma anche a livello di opinione pubblica, con manifestazioni come questa e con il lancio dell’hashtag #unitiperangelo.
Una marea d’ira che ha spinto la struttura turistica nella quale uno dei carnefici di Angelo lavorava, il Sol Palace Hotel di Sangineto, a licenziarlo in tronco per giusta causa (ex art. 2119 del codice civile), in virtù di una “condotta extralavorativa penalmente rilevante e idonea a far venire meno il vincolo fiduciario”, come si legge sulla lettera che l’hotel ha prontamente pubblicato sul proprio profilo Facebook.
Tutto molto bello e sacrosanto, se non fosse che qualcuno ha insinuato il sospetto, fondato, che la lettera (ora rimossa dal profilo, ma disponibile cliccando qui) fosse un falso (nel documento postato online manca la data…) o che la pubblicazione sia stata una mossa “promozionale” da parte dell’hotel, per farsi bello utilizzando la morte di Angelo. Nello specifico, Lorenzo Croce di Aidaa, sul proprio profilo Facebook ha scritto: “La lettera di licenziamento è vera ma il contratto scadeva il 31 agosto ed era stagionale quindi nessun rinnovo era possibile. Qui siamo di fronte a un assassino di cani ed a un datore di lavoro che sfrutta la morte di un cane per farsi pubblicità. Vergogna”.
Questione spinosa. Per capirne di più, noi di Mondofido abbiamo chiamato prima l’hotel, che ci ha poi dirottati sulla persona che ne segue le relazioni pubbliche, tale signorina Claudia, alla quale abbiamo chiesto un commento sul fatto del contratto stagionale e del licenziamento. La signorina Claudia, in maniera piuttosto sgarbata e per nulla consona a chi di mestiere dovrebbe gestire delle pubbliche relazioni (lasciate che lo dica chi questo lavoro lo ha fatto per anni) ci ha risposto che non avrebbe rilasciato dichiarazioni, che non sapeva chi fossimo e ci ha sbattuto il telefono in faccia. Non prima di confermare, però, che il dipendente in questione è effettivamente stato licenziato.
Ora, mestiere dei giornalisti è quello di fare domande, mestiere di chi fa ufficio stampa è dare risposte, nella maggior parte dei casi concordate con il management. Anche un NO COMMENT è accettato, purché comunicato con educazione e rispetto e non con maleducazione priva di professionalità. Anche perché, sul profilo Facebook dell’hotel, continua il botta e risposta tra l’hotel stesso (con la pubblicazione della comunicazione UniLav del licenziamento) e gli utenti che chiedono verità e chiarimenti. E il sospetto che la morte di Angelo sia usata a beneficio del business, continua a crescere…
Davide PASSONI
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