All’Isitituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico per Anziani di Ancona è partito un progetto pilota di pet therapy che vede coinvolti due cani, un golden retriever e un beagle, i quali affiancheranno pazienti di età superiore ai 70 anni affetti da morbo di Parkinson con un livello intermedio di gravità e impegnati in attività di riabilitazione e recupero funzionale presso l’ospedale.
A quanto pare, come ha dichiarato anche Oriano Mercante, direttore dell’Unità operativa di Medicina riabilitativa, la pet therapy si rivela efficace su pazienti con problemi psicologici o demenze, con benefici su prontezza e umore. Per questo motivo, un’interazione prolungata con gli animali può davvero aumentare il livello di attività fisica praticata e rendere i pazienti più reattivi al progetto riabilitativo.
Il Parkinson rappresenta una delle malattie neurologiche più frequenti, causando alterazioni delle capacità motorie e dell’equilibrio che comportano limitazioni nell’autonomia, riducendo quindi la partecipazione alla vita sociale e lo spirito di iniziativa.
Cristina Gagliardi, del Centro ricerche economico-sociali sull’invecchiamento, ha infatti confermato: “La compagnia di un cane – animale con cui si riesce maggiormente a comunicare e con una lunghissima storia di domesticazione, è in grado di ridurre la percezione della solitudine e contribuisce al miglioramento dell’emotività e della socialità”.
Il percorso attivato presso l’Irccs Inrca di Ancona comprende incontri di 30 minuti, una o due volte a settimana, per un periodo di tre mesi. Include esercizi di contatto con il cane quali accarezzarlo, spazzolarlo e nutrirlo nella maniera corretta, oltre ad attività più dinamiche e ludiche, come la conduzione al guinzaglio, il lancio della pallina, il salto dell’ostacolo e del cerchio, tira e molla, il passaggio all’interno del tubo e il riporto dell’oggetto.
Ovviamente, i partecipanti al progetto inizialmente sono risultati spaesati e in difficoltà, ma piacevolmente sorpresi dalla vicinanza e dalla compagnia dell’animale. Il primo effetto sembra riguardare una maggiore propensione ad affrontare le proprie terapie, come se le motivazioni siano d’un tratto aumentate.
Vera MORETTI
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