La battaglia contro il cancro si vince più facilmente se cane e padrone la affrontano insieme.
All’Università di Torino, infatti, gli studiosi di Biotecnologie e Veterinaria hanno creato un Dna misto uomo-cane da cui ricavare un vaccino anti-tumore.
Il vaccino è già stato applicato e sembra che i risultati possano far ben sperare nel futuro. E’ il caso di Mara, un meticcio di 12 anni, colpito da melanoma maligno.
Il melanoma è un male diffuso non solo nei cani, ma anche nei loro padroni, perché, come ha confermato Federica Cavallo, docente di Patologia generale, “si tratta della sesta causa di morte per tumore al mondo per l’uomo e l’incidenza è in continuo aumento”.
La dottoressa ha aggiunto che i vaccini a Dna misto “fanno crescere la risposta immunitaria. I tumori nei cani sono un modello pre-clinico per l’uomo, i nostri studi pongono le basi per l’applicazione alla medicina umana”.
Il padrone di Mara, che si chiama Marco Gentile, ha notato quasi subito una ripresa delle sue attività, compresa la voglia di giocare.
Ma come funziona questo vaccino? Prima di tutto, per essere efficace deve essere somministrato in diverse sedute, inizialmente con scadenze mensili, e va applicato dove c’è una particolare molecola, la Cspg4, che è presente nel 60% dei melanomi maligni dei cani.
Importante è ricordare, però, che la vaccinazione non sostituisce l’operazione e le terapie tradizionali ma, piuttosto, le affianca, al fine di frenare o addirittura evitare ricadute e metastasi.
Il progetto è portato avanti dal centro di biotecnologie e dal dipartimento di scienze veterinarie dell’Università e ha ottenuto finanziamenti dalla Fondazione Crt e dall’ateneo.
Paolo Buracco, docente di chirurgia veterinaria, ha confermato: “I cani con il melanoma in bocca, un anno dopo l’operazione sono vivi solo nel trenta per cento dei casi. I cani vaccinati vedono le aspettative di vita salire, a un anno, al 70 per cento. Non facciamo esperimenti ma cure. Il vaccino non ha effetti collaterali, a parte la necessità di un’anestesia”.
Il vaccino con Dna uomo-cane, mescolando le sequenze, ha il merito di creare più anticorpi ed è un metodo che rientra nel filone dell’immunoterapia, potenziando la lotta dell’organismo alle cellule di tumore residue dopo l’operazione.
Obiettivo finale di questo esperimento, che fino ad ora sta dando risultati molto incoraggianti, è arrivare all’uomo. Se dovesse funzionare, il legame tra cane e padrone si rafforzerebbe ulteriormente e si potrebbe, ancora una volta, dire che il cane è il miglior amico dell’uomo.
Vera MORETTI
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