Accade spesso che, affezionandosi al proprio amico a quattro zampe, ci si intristisca al pensiero che la sua vita non sarà mai lunga quanto la nostra e che, quindi, prima o poi dovrà lasciarci.
E quando questo pensiero si insinua nella mente, la tristezza arriva, inesorabile.
Ma, grazie a scoperte recenti e ai progressi della scienza, forse questo aspetto potrebbe cambiare.
Un progetto di ricerca avviato dagli studiosi dell’Università di Washington sta testando un farmaco chiamato rapamicina, somministrato solitamente agli umani per contrastare il rischio di rigetto in seguito a trapianti di organi.
La somministrazione di questo immunosoppressore nei topi di laboratorio si è rivelata in grado di prolungare la vita dei piccoli mammiferi del 90, 40, e 50 per cento, agendo contro i segni dell’invecchiamento.
Si tratta di un primo studio clinico, durante ilo quale sono state somministrate pillole a basso dosaggio ad un gruppo di 30 cani di metta età, con una periodicità di tre volte alla settimana, per 10 settimane. Ebbene, i proprietari dei cani che hanno partecipato all’esperimento hanno dichiarato di aver visto miglioramenti nei livelli di attività dei loro cani, che hanno addirittura mostrato comportamenti simili a quelli che avevano quand’erano cuccioli.
In questo momento, il team di ricerca del Dog Aging Project sta lavorando al completamento di una proposta di finanziamento governativo che, se accettata, consentirà al team di sviluppare nel giro dei prossimi cinque anni una nuova cura che secondo i ricercatori sarà in grado di aumentare la durata della vita canina di due, tre, quattro o addirittura cinque anni.
Se fosse così, e se il progetto con relativo finanziamento venisse approvato, si potrebbe compiere un consistente passo avanti per il miglioramento e il prolungamento della vita del fedele amico dell’uomo.
Vera MORETTI
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