La rabbia è una gravissima malattia portata da un virus della famiglia “Rhabdoviridae” che infetta le volpi rosse (fonte di contagio, come i pipistrelli), i tassi, faine, animali domestici come il cane e il gatto.
Questa malattia può colpire anche l’uomo e rientra quindi tra le zoonosi.
Alla fine della Seconda guerra Mondiale, i casi di infezione di rabbia sono diminuiti, grazie al ripristino dei canili.
Attualmente si sviluppano contagi nei Paesi del Sud del mondo e dall’inizio del 2008, in Italia è ricomparsa in Trentino Alto Adige, Veneto, Friuli Venezia Giulia.
La diffusione avviene tramite saliva contaminata, ferite o il morso di un altro animale (elementi che possono essere fatali per il cane), mentre i primi sintomi della rabbia sono encefalite, modifica del comportamento, paresi (perdita parziale della mobilità della muscolatura) della faringe.
La rabbia si manifesta in due forme: furiosa e muta.
Per la prima forma, i principali sintomi sono idrofobia (contrazione involontaria della gola alla sola vista o contatto dell’acqua), mentre per la rabbia muta i principali sintomi sono l’assenza di aggressività e paralisi molle.
Attualmente non esiste una diagnosi precisa per questa malattia.
I veterinari invitano i proprietari a segnalare qualsiasi sintomo dubbio.
La terapia consiste nella vaccinazione dei cani, gatti e delle volpi (effettuata a tre mesi non inclusa tra le abituali) e ha un richiamo annuale.
In Italia la vaccinazione è obbligatoria solo nelle Regioni di ricomparsa, è consigliabile anche per altri animali, come i furetti.
La profilassi prevede l’accoglienza degli animali randagi in strutture, dichiarazione obbligatoria e costante osservazione degli animali malati.
Nel caso del morso di un cane a una persona, la legge prevede attento controllo per circa 15 giorni.
Se gli esami non confermeranno la malattia,il veterinario rilascerà un certificato per il padrone, per la Polizia in caso di denuncia e per il medico.
(contatta l’autore dell’articolo)
© 2017, Mondofido. Riproduzione Riservata