Jack e Lola, diventati famosi perché trovati tra le macerie del terremoto, non solo sono riusciti a scampare ad una tragedia, ma ora stanno conoscendo una seconda vita del tutto nuova e anche utile.
Lui, incrocio di setter giocherellone,e lei, un meticcio dai mille colori, sono diventati cani per la pet therapy che affiancheranno pazienti cardiopatici, allo scopo di allungarne e migliorarne la vita.
Sembra infatti che chi soffre di cuore vede aumentare di quattro volte la sua sopravvivenza se vive con un animale domestico accanto, capace di fargli compagnia, assisterlo e vigilare sulla sua salute con l’affetto e la discrezione che solo un cane sa donare.
Jack e Lola sono diventati parte del progetto della Fondazione Iseni di Malpensa, che vuole andare oltre il concetto semplice di pet therapy e dare la possibilità ai pazienti di seguire gratuitamente la loro terapia clinica a casa, con un cane che si occupi di loro.
A tal fine, i promotori dell’iniziativa sono al lavoro per coinvolgere centri per l’adozione di animali, in modo da poter immettere nel progetto i cani abbandonati che altrimenti non avrebbero una chance di nuova vita e nessuna opportunità di uscire dal canile.
La fortuna di Jack e Lola è stata quella di essere accolti in un centro di Foligno, partner di Animal’s Emergency, che dispone, nella sede di Trezzano sul Naviglio, di una ventina di animali, un quarto dei quali già preparati per vivere con un cardiopatico.
Dunque, questo meraviglioso progetto aiuterebbe sia i pazienti cardiopatici, che riceverebbero sollievo e benessere dalla presenza di un animale accanto, sia i cani abbandonati, che finalmente troverebbero una famiglia.
A questo proposito, Andrea Macchi, direttore generale di Iseni Sanità, ha dichiarato che con la presenza di un animale domestico: “scendono i valori di pressione, glicemia, stress e colesterolo. Essere positivi, doversi occupare di un cane e fare più moto anche per portarlo fuori migliora la vita sia fisicamente che psicologicamente”.
Nino Ussia, presidente di Animal’s Emergency, ha inoltre aggiunto: “I nostri esemplari sono scelti anche valutando le compatibilità con le persone e poi sono inseriti gradualmente nelle famiglie”.
E Fabrizio Iseni, presidente della Fondazione omonima, ha concluso: “Il progetto rientra nell’umanizzazione della cura, nel concetto che il malato deve sempre essere messo al centro della terapia”.
Vera MORETTI
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