Una vita passata tra stenti, all’addiaccio e senza la possibilità di ricevere cure e affetto.
Questa era la situazione di 29 cani lupo che vivevano nel Wolf Country Usa, in Alaska, legati ad un palo all’aperto, anche quando la temperatura scendeva e gelava la catena che li teneva legati. Questi poveri animali non potevano muoversi, e se provavano a divincolarsi o a camminare nel senso opposto della catena, rischiavano di strapparsi il pelo del collo.
Tra loro, c’erano anche due fratelli di due anni, Chance e Koda, i quali, seppur vicini, non potevano né toccarsi né giocare insieme né farsi forza l’un l’altro.
La prima a venire a contatto con questa triste realtà, e a tentare di risolverla, è stata Maureen O’Nell, la quale, proprio nel suo primo giorno di lavoro alla Alaska SPCA, ha ricevuto una e-mail che segnalava la situazione del Wolf Country Usa, uno zoo in cui i cani lupo erano tenuti in maniera disumana, sempre all’aperto per permettere ai visitatori di fotografarli e dar loro da mangiare.
Ad aiutare l’intervento di Maureen è stata la legge: in Alaska, infatti, un nuovo regolamento ha dichiarato illegale la detenzione di lupi e cani lupi, quindi lo zoo, che non stava rispettando le regole, poteva essere chiuso senza tanti preamboli.
Ma, se la chiusura dello zoo sembrava cosa facile, non lo era altrettanto trovare una nuova sistemazione per i cani lupo. Alcuni di loro sono stati accolti in un rifugio in California, ma non c’era posto per tutti, e tra questi c’erano anche Chance e Koda.
I due, che dopo la liberazione hanno ricominciato a interagire tra loro, mostrandosi di indole mansueta e desiderosi di coccole e di affetto, sono stati portati alla Wolf Connection, dove sono stati curati per disturbi da stress post traumatico. E ci auguriamo che la loro brutta esperienza diventi presto un vago ricordo.
Vera MORETTI
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