Non solo cani guida o cani poliziotto, negli Stati Uniti e in Gran Bretagna esistono anche i DADs, i “diabete alert dogs“, che sono capaci di riconoscere l’odore dell’ipoglicemia e portare al proprietario il kit di emergenza, o segnalare la situazione alla famiglia.
Del resto, anche i cani non addestrati sanno avvisare quando i loro padroni hanno un calo glicemico: cercano di attirare l’attenzione in qualsiasi modo, abbaiando o leccando una mano o utilizzando altri espedienti. Se fossero addestrati, dunque, potrebbero intervenire in modi ancora più efficaci.
In Italia i DADs esistono ma non sono riconosciuti come cani di servizio, ma ora ci sono alcuni addestratori che offrono questa opportunità.
Daniela Cardillo, di Greendogs, che dal 2015 si occupa anche di addestramento per i cani da diabete dopo una lunga formazione negli Usa e nel Regno Unito, ha dichiarato: “Mi piace l’idea di dare al cane di famiglia la possibilità di fare qualcosa di attivo per aiutare il diabetico. Si inizia con campioni di saliva o sudore, per far capire al cane qual è l’odore importante che deve imparare a riconoscere e segnalare. L’impressione, finora, è che per loro sia più facile imparare dai campioni rispetto a farlo sulla persona. Non c’è ancora un metodo standard di addestramento e ogni percorso è diverso dagli altri. Io credo che la chiave sia proprio la personalizzazione. Ogni famiglia ha le sue esigenze e abitudini così come ogni cane ha la sua individualità, il suo carattere, i suoi momenti di stanchezza. Gli obiettivi non sono sempre gli stessi e si può addestrare anche al riconoscimento dell’iperglicemia”.
Ovviamente il cane per diabetici non si sostituisce al glucometro o al monitoraggio previsto dallo specialista, ma costituisce un aiuto prezioso perché riesce ad adattarsi alle esigenze della famiglia.
Ad esempio, i cali glicemici notturni vengono segnalati da un microinfusore, che però non viene sentito da chi ha il sonno profondo. E allora in questo caso entra in gioco il cane, che funge da allarme in maniera ancora più efficace.
L’addestramento termina quando il cane segnala il 100% dei cali glicemici e se condotto in modo intensivo, con un’ora di lavoro al giorno, può essere efficace nel giro di tre mesi.
Negli Usa i DADs sono già diffusi ed è possibile acquistare cuccioli addestrati, tramite imprinting, a individuare la firma olfattiva del calo glicemico. Le associazioni e i portali che si occupano di diabete si affiancano alle famiglie, in modo che possano scegliere il proprio cane con consapevolezza ed evitare allevatori con poca esperienza o che vendono animali troppo giovani.
Occorre considerare le differenze tra un cane cucciolo, il cui carattere è ancora in formazione, e un cane già presente in famiglia, ben inserito e con caratteristiche già note. Il percorso, se si tratta di un cucciolo, è più lungo, ma ugualmente efficace. In questo caso viene consigliato, prima dell’addestramento, un periodo di avvicinamento tra padrone e cane. Stesso procedimento per i cani anziani, che possono partecipare all’addestramento ma si deve tener presente che apprendono più lentamente e si stancano prima.
La scelta dei DADs è particolarmente vincente in bambini e adolescenti, ai quali regalano la compagnia e la motivazione che nessuna tecnologia di monitoraggio è in grado di dare. Prendersi cura di un essere vivente in modo attivo rende più responsabili anche nei confronti del diabete.
Ha aggiunto Cardillo: “In Italia ci sono due grossi gap da colmare. Il primo è la legislazione: i cani di servizio sono regolati dalla legge 37 del 1974 che disciplina i cani per non vedenti. Nel 2006 è stata modificata con la legge 60 in modo da renderla più efficace, ad esempio con sanzioni per i locali che non ammettono i cani di servizio, ma non ci sono stati ulteriori passi in avanti e gli altri cani per assistenza non sono regolamentati”.
Il secondo? Si tratta di una certa disinformazione, secondo la quale ancora si ignora cosa i cani siano davvero in grado di fare per migliorare la vita dei diabetici.
Vera MORETTI
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