Ecco la storia di Fulmine, investito ed ucciso prorpio tra le mura di quella che aveva imparato a chiamare casa.
Era il 2014 quando gli agenti della polizia penitenziaria in servizio presso il carcere di alta sicurezza di Nuchis in Sardegna avevano adottato il piccolo Fulmine.
Quelle mura che per i suoi “ospiti” significavano reclusione, per lui erano divenute, sicurezza e affetto.
L’affetto di tutti gli agenti che prestano servizio persso la struttura penitenziaria dell’isola e che erano stati conquistati dalla dolcezza dello sguardo con cui Fulmine accoglieva chiunque incotrasse nei suoi giri di “ronda”.
E’ di pochi giorni fa la notizia che purtroppo Fulmmine ci ha lasciati perchè investito deliberatamente da un uomo alla guida di un furgone.
Le immagini delle telecamere di sorveglianza hanno ripreso un uomo che mentre guida, cambia traiettoria, puntando palesemente verso il cane investendolo.
L’uomo, autista di una compagnia di corrieri espressi, è stato immediatamente denunciato dagli agentie della polizia penitenziaria e nei suoi confronti è stato aperto un fascicolo penale.
Ci rattrista dover scrivere dell’ennesimo episodio di crudeltà a danno di chi non può difendersi.
La speranza è che la giustizia punisca in maniera esemplare l’autore di questo efferato gesto criminale.
Siamo tutti coscenti dell’inadeguatezza delle pene in Italia per questo tipo di reato e ci auguriamo che presto il legislatore intervenga.
Seguiremo gli sviluppi di questo terribile episodio cercando di dare noi voce a chi purtroppo non può difendere il prorpio diritto alla vita.
Ciao Fulmine…
Ottavio Bardari
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