In Italia, le adozioni di cani randagi, mostrano un andamento molto eterogeneo a seconda delle regioni.
La maglia nera spetta, come al solito, alle regioni del Sud, Campania, Sicilia, Calabria e Basilicata.
Legambiente ha realizzato una indagine confrontando i dati forniti dalle Asl, competenti per le attività di accalappiamento, con quelli dell’anagrafe canina regionale.
Il rapporto, denominato “Animali in città”, ha messo a confronto il numero dei cani accalappiati con quelli ricollocati.
Questa iniziativa ha permesso di tracciare una mappa delle autorità locali più virtuose, in tema di adozioni di cani randagi accalappiati.
Se da un lato emerge un rapporto di 3 cani ricollocati su 4 accalappiati, il panorama è tutt’altro che roseo come protrebbe sembrare.
Antonino Morabito, responsabile Benessere animale di Legambiente, commentando i dati emersi dal rapporto, ha rimarcato la drammaticità della situazione nel nostro Paese, malgrado l’ingente spesa stanziata ogni anno dallo Stato.
Ci uniamo a questo grido di allarme, invitando il legislatore e le amministrazioni locali, a porre in essere una reale strategia che riconsideri l’intera gestione degli animali randagi e la loro tutela.
Risolvere questa piaga, non solo permetterebbe di evitare tane sofferenze ai nostri amici a 4 zampe, ma ridurrebbe quello che oggi rappresenta un ingente peso economico sulle spalle della collettività.
Ottavio Bardari
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