È buona cosa ricordare che come chiediamo è più importante di che cosa chiediamo. Perché? Perché parlare rivolgendosi a Fido in cerca di collaborazione, utilizzando un’appropriata modulazione comunicativa (tono, timbro e volume della voce) vi sono più possibilità di ottenerla. Perché qualsiasi cosa si chieda, se insieme al contenuto arriva una forma che risulta essere piacevole, non sarà: “Che cosa ho fatto? Perché mi parli così?”, ma sarà: “Facciamo insieme questa cosa bellissima!”.
Noto spesso proprietari parlare e rivolgersi ai propri cani con toni duri e senza averne, purtroppo, consapevolezza. Questo perché siamo inzuppati dall’idea che più ordino con fermezza una cosa, più il Bau la vorrà/dovrà fare.
Temo proprio non sia questo il modo. Oltretutto, senza prima avere la sua attenzione e ripetendo trenta volte lo stesso comando, urlando sempre di più. Facendo ciò abituiamo i cani a risponderci non alla prima richiesta, ma alla milionesima, e solo se siamo ad alti livelli di emissione della richiesta.
Esempio sul richiamo. Forma (per me) corretta: “FIDO” (sua attenzione a noi) e poi “VIENI”. Ma se non è immediato e veloce, in contesti di pericolo o di immediata esigenza, non avremo questo alleato fondamentale. Parlare è un’arte: presentatori televisivi e radiofonici, venditori, psicologi, lo hanno capito bene e ne hanno fatto un mestiere.
Vuoi imparare a parlare e a rivolgerti con profitto ai cani? Contatta un educatore/addestratore/istruttore cinofilo, sarà felice di aiutarti.
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