Una equipe di ricercatori cooordinati da Laurent Frantz, dell’Università di Oxford, ha tratto una conclusione interessante riguardante l’addestramento che il cane ha subito negli anni.
A quanto pare, il miglior amico dell’uomo, per diventare tale è stato addestrato due volte, una in Asia e l’altra in Europa.
Si è giunti a questa conclusione analizzando 59 campioni di Dna che si trasmette solo per via materna (Dna mitocondriale) di antichi cani europei, vissuti tra 14 mila e 3 mila anni fa, e sulla mappa del Dna del cane irlandese di Newgrange, vissuto 4.800 anni fa.
I dati sono stati poi confrontati con quelli di 605 cani moderni di diverse razze provenienti dall’Eurasia occidentale e dall’Asia orientale.
In questo modo, i ricercatori sono risaliti all’albero genealogico dei cani, con la scoperta di profonde differenze tra i cani europei, comeil golden retriever, ed asiativi, come lo sharpei.
L’analisi genetica ha così mostrato che c’è stata una ‘spaccatura’ profonda tra i cani delle due regioni, una delle quali avvenuta a distanza di millenni dalla prima comparsa, nota, dei cani in Europa e Asia orientale. Questa separazione tra Oriente e Occidente sarebbe avvenuta tra 6.400 e 14 mila anni fa.
Inoltre, sembra che sia stato rilevata anche una riduzione della diversità genetica legata ad un forte calo della popolazione canina, che si può verificare quando un piccolo gruppo si separa da quello principale.
Presi insieme, questi dati suggeriscono che l’uomo abbia addomesticato il cane in Asia più di 14 mila anni fa e che un sottogruppo di questi animali sia poi emigrato in occidente attraverso l’Eurasia, al seguito dell’uomo.
Se così fosse, dunque, i cani moderni dovrebbero tutti derivare dall’Asia, se non che gli archeologi hanno trovato resti di cani in Germania che possono essere più vecchi di 16 mila anni fa, suggerendo che i cani potrebbero essere già stati addomesticati in Europa quando lo furono in Asia.
Vera MORETTI
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