La terapia della desensibilizzazione rientra tra i trattamenti e le tecniche applicate per curare i disturbi comportamentali del cane.
Si basa sul presentare uno stimolo che crea paura o fobia all’animale con intensità inizialmente ridotta e poi gradualmente crescente.
Si crea una scala di condizioni che generano ansia.
Lo scopo della terapia della desensibilizzazione è di raggiungere una minore reazione del cane in presenza dello stimolo stesso.
Se in fase di terapia l’animale presenta sintomi come midriasi (condizione anomala di dilatazione delle pupille), affanno, ipersalivazione (chiamata anche ptialismo, salivazione eccessiva), la terapia va interrotta e poi ripresa in seguito.
Scelta dell’impulso
La scelta dell’impulso da proporre al cane è soggettiva e si basa sul tipo di problema comportamentale e della fobia che ne deriva, la terapia mira a curare anche l’aggressività del cane.
Un esempio di tecnica di desensibilizzazione può essere quando il padrone deve uscire di casa e il cane ha paura a rimanere da solo.
Inizialmente il proprietario si assenta per periodi brevi (pochi minuti), per poi aumentare gradualmente il tempo di uscita.
Se si nota un peggioramento di comportamento nel cane quando il padrone è fuori per poco tempo, bisogna cercare di diminuire nuovamente il periodo di uscita fino a quando l’animale non sarà migliorato, per poi riprovare in seguito.
Un altro esempio per la terapia della desensibilizzazione è tentare di diminuire la fobia o paura di alcuni rumori, come spari, petardi a lunga distanza.
Se il cane non presenta alcun sintomo di paura, si diminuisce gradualmente la distanza aumentando l’intensità.
Questa tecnica va ripetuta più giorni fino a quando l’animale non avrà più paura dello stimolo.
Un valido strumento che viene impiegato per la tecnica di desensibilizzazione è il CD che produce suoni che spaventano il cane, ad esempio tuoni, automobili, fuochi d’artificio e il volume del suono sarà regolato in base alla reazione del cane.
Per tutte queste fasi, l’educatore cinofilo va affiancato ad un veterinario comportamentalista che potrà consigliare per i casi più problematici.
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