La sindrome da privazione sensoriale è una delle patologie che possono interessare la fase delicata dello sviluppo del cane e si evidenzia nei cuccioli e nei cani adulti che sono cresciuti senza essere adeguatamente incentivati e stimolati.
I primi tre mesi di vita del cucciolo sono fondamentali, perchè sono più attivi, predisposti all’apprendimento e curiosi di conoscere l’ambiente che lo circonda.
Qualsiasi atteggiamento errato nei confronti dei cuccioli, può avere effetti negativi ed influenzare il lorro atteggiamento da adulti.
Questa sindrome comportamentale evidenzia sintomi come paura delle persone, di alcuni oggetti di casa come gli elettrodomestici e paura delle macchine in strada.
Il cane tende quindi ad evitare ciò che crea il timore, mettendo così in atto una strategia difensiva per non soffrire d’ansia.
La sindrome da privazione sensoriale ha tre fasi di sviluppo:
– La fase 1 si evidenzia con fobie ontogenetiche, ovvero riguardano l’insieme di sviluppo biologico di un organismo. Il cane non tollera gli stimoli ,si nasconde, non vuole uscire, oppure desidera ritornare subito a casa, creando situazioni di emissioni di urina e feci.
Durante questa prima fase il cane può avere anche comportamenti normali e adeguati al contesto in cui si trova.
– La fase 2 evidenzia ansia permanente: il cane svolge attività sostitutive non attinenti al contesto, come quando si lecca in modo esasperato, provocando così alopecia (mancanza totale o parziale di peli) in alcune zone del corpo.
L’atteggiamento esplorativo è molto limitato, anche all’interno dell’abitazione e i segnali visivi sono zampe unite, orecchie piegate, coda tra le zampe.
– La fase 3 evidenzia come sintomo principale la depressione: il cane perde qualsiasi interesse, ha disturbi del sonno e urina in modo inappropriato.
La fobia ontogenetica si può curare utilizzando feromoni appaganti e per curare le altre forme della sindrome, si consiglia di affiancare il cane ad un altro animale con un buon livello di socializzazione.
Anche il gioco è un elemento molto importante per aiutare a superare questo disturbo, sempre con il supporto del veterinario comportamentalista.
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