Quando affermiamo che le emozioni sono contagiose enunciamo un dato di fatto e non una leggenda metropolitana. Similmente ad un buon profumo il cui solo pensiero fa venire l’acquolina in bocca, il profumo che si percepisce passando vicino ad un fornaio ad esempio, anche le emozioni hanno un odore specifico che non passa inosservato se nei paraggi c’è il “tartufo” del nostro cane.
La particolare acutezza del senso dell’olfatto del cane è diretta conseguenza delle sue peculiari caratteristiche morfologiche e fisiologiche. Ognuna delle narici dei cani è più piccola della distanza che la separa dall’altra, e questo significa che ciascuna di esse percepisce l’odore di una distinta regione spaziale (è per questo motivo che il cane può individuare la direzione di provenienza di un odore). All’interno del naso del cane poi l’aria viene esaminata da 300 milioni di recettori olfattivi (solo 6 milioni nell’uomo). Ma l’elemento rilevante è che nel cane le informazioni scandagliate vengono esaminate da una corteccia olfattiva che rappresenta il 12,5 % della massa totale del suo cervello (mentre la corteccia olfattiva umana equivale all’1% del totale). E’per questo che il cane può essere semplicisticamente definito “un naso con le zampe”.
L’acume olfattivo nel percepire l’odore delle emozioni da parte dei cani è stato confermato da una ricerca scientifica dell’università di Napoli guidata dal professore Biagio D’Aniello del Dipartimento di Biologia dell’Ateneo Federico II.
Le emozioni infatti provocano specifiche risposte fisiologiche, tutti o quasi hanno provato “la sudarella” in attesa di una risposta importante. Nello studio condotto dal professor D’Aniello sono state stimolate le emozioni della paura e della felicità in soggetti umani raccogliendone poi il loro sudore mediante dei tamponi ascellari. I campioni posti in un apparato specifico sono stati annusati dai cani, di cui veniva registrata l’attivazione cardiaca e il comportamento.
I risultati hanno mostrato che quando i cani odoravano i chemiosegnali della paura mostravano una maggiore attivazione cardiaca e più stress, rispetto a quando erano esposti ai chemiosegnali della felicità. Inoltre, poiché il test era condotto in presenza del conduttore del cane e di una persona estranea, i chemiosegnali della felicità inducevano i cani ad avere più contatti con l’estraneo presente nella stanza con il quale assumevano atteggiamento più confidenziale cercando meno il conforto del loro conduttore
I cani sono in grado quindi di percepire le emozioni umane in assenza di indicazioni visive o acustiche, di essere condizionati nei comportamenti dagli stati emotivi umani. Lo studio pone in luce un’ulteriore canale di comunicazione interspecifica: la comunicazione emotiva.
La consapevolezza delle emozioni che ci animano sarà pertanto una ulteriore prospettiva di lettura dei comportamenti del cane con cui condividiamo la nostra vita.
© 2018, Rosanna Capano. Riproduzione Riservata