Sarà capitato anche a voi di leggere nello sguardo del vostro cane, nel suo abbaio o, in alcune occasioni, in una reazione eccessiva e magari anche violenta, la frase “questa è un’ingiustizia!”
In effetti, uno studio della University of Veterinary Medicine di Vienna ha dimostrato che i nostri cani sanno distinguere, come i loro affini lupi, se sono stati oggetto di un’ingiustizia. Una capacità già presente prima del processo di addomesticazione.
Lo studio è stato condotto su un gruppo di lupi e uno di cani, entrambi allevati presso il Wolf science center di Vienna. Il primo step della ricerca è consistito nell’addestramento a premere un pulsante in cambio di una porzione di cibo.
La fase cruciale dello studio prevedeva la sistemazione di due esemplari di ogni specie in gabbie adiacenti. Quando gli animali premevano il pulsante ottenevano una ricompensa, con la differenza che, in alcuni casi e per uno solo dei due esemplari, la razione di cibo era più succulenta, carne invece di crocchette.
Lo scopo era di portare il secondo esemplare (cane o lupo) a provare un senso di frustrazione e a smettere di collaborare.
Il rifiuto alla collaborazione, a seguito dell’ingiustizia subita, è stato più evidente nei lupi – uno dei partecipanti all’esperimento ha smesso di premere il pulsante dopo appena tre tentativi, con conseguente distruzione dell’apparecchio
Come sottolineato dagli autori dell’esperimento, la presenza del compagno di esperimento è stata necessaria perché elemento di raffronto per chi subiva l’ingiustizia, in sua assenza ogni esemplare avrebbe continuato ad eseguire il comando.
Inoltre, l’analogia nel comportamento, osservata sia nel lupo che nel cane, ha condotto gli studiosi a trarre la conclusione che “Fido” non ha appreso l’idea di giustizia dall’uomo, ma la possedeva già prima di allontanarsi dallo stato selvatico.
Parlare di senso di giustizia nei cani forse potrebbe spingerci ad attribuire loro sensazioni e valori peculiari degli esseri umani, è comunque stato osservato che atteggiamenti altruistici sono presenti in molte specie, perché tali comportamenti rappresentano un vantaggio evolutivo: la rinuncia a un benessere immediato per aiutare un parente prossimo significa aumentare la possibilità di trasmettere il proprio patrimonio genetico.
La ricerca dell’Università veterinaria di Vienna sottolinea la capacità, insita nel cane, di capire quando un proprio simile, a parità di prestazione, è stato trattato meglio, e questa nuova chiave di lettura è un nuovo strumento utile per i proprietari di cani affinché riescano a comportarsi in modo equilibrato evitando l’innesco di frustrazioni che potrebbero sfociare anche in atteggiamenti competitivi.
Rosanna Capano
© 2017, Rosanna Capano. Riproduzione Riservata