Quando si parla di estinzione del lupo bisognerebbe considerare che i pericoli per la sua sopravvivenza non sono “solo” i bracconieri e le polpette avvelenate, ma anche il fenomeno, poco conosciuto dell’ibridazione, ovvero l’accoppiamento con i cani. Non solo randagi ma anche cani da caccia dispersi, cani di proprietà liberi nei parchi ma soprattutto cani da guardia come i maremmani abruzzesi, usati storicamente per tenere i predatori alla larga dal bestiame.
In Italia ci sono 2.000 lupi e 700.000 cani randagi. In questo già sfavorevole rapporto, il lupo rischia di perdere la sua identità genetica e di estinguersi come specie autonoma, diluendosi nella massa dei cani vacanti.
Dirette conseguenze del processo di ibridazione sono, la perdita della biodiversità, ma anche la perdita del suo carattere schivo, che lo rende sostanzialmente innocuo per l’uomo, una eccessiva confidenza con gli umani che potrebbe ad aggressioni e per reazione al bracconaggio.
L’ibridazione cane-lupo è un fenomeno di cui si parla poco, ma costituisce un grave pericolo per la convivenza di questi predatori con l’uomo.
Nasce quindi l’esigenza di mettere a punto un progetto che miri a salvaguardare il lupo e la sua identità. Mircolupo, è il progetto lanciato da Parco nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga, in Abruzzo, un’iniziativa che può servire di esempio anche per altri territori.
Per mesi gli zoologi hanno battuto 76 itinerari abitualmente percorsi dai lupi, raccogliendo gli escrementi ed estraendo il Dna, dall’analisi si è stimato che almeno una ventina di lupi del parco sono ibridati con i cani.
Nel progetto Microlupo i ricercatori hanno disposto una serie di trappole per catturare gli ibridi. Tali trappole non determinano dolore nel malcapitato lupo, sono invece strumenti – lacci di Aldrich- che lanciano un segnale radio immediato. Venti minuti, che sia giorno o notte, e gli zoologi accorrono sul posto si procede con prelievo di sangue e successiva analisi del DNA.
In attesa del referto il lupo viene tenuto in un recinto e se risulta un “lupo vero” viene liberato subito, altrimenti viene sterilizzato e dotato di radiocollare per monitorare gli spostamenti una volta rimesso in libertà. Per preservare l’identità di specie non è necessario quindi nessun abbattimento né prigionia. Oltre il progetto risultano parimenti importanti le misure preventive che riducano le occasioni di incontro fra cani, semplicemente evitando che i pastori lascino liberi i loro cani quando il bestiame è al sicuro nel recinto.
Rosanna Capano
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