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Traffico illegale di cuccioli: ecco come si può fermare

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La Lav ha presentato al ministero della Salute il secondo manuale per “Procedure per l’esecuzione dei controlli nella movimentazione comunitaria di cani e gatti”, che riporta i dati sulle vendite e il trasporto illegale di cuccioli. Oltre alla Lega antivivisezione, ha partecipato alla stesura del manuale anche Fnovi, Federazione nazionale ordini veterinari italiani.
Si tratta di una guida che aiuta la comprensione del complesso sistema di norme europee, che disciplina gli scambi commerciali di cani e gatti tra Stati membri dell’Unione Europea ed è pensato per facilitare l’attività di controllo da parte delle Autorità competenti.
Il libretto, oltre che scaricabile dal portale del ministero della Salute, sarà distribuito presso tutti i servizi veterinari regionali con una personale lettera del sottosegretario alla Salute Davide Faraone e un invito ad utilizzarlo.

Ad oggi, l’allevamento, la custodia e il commercio di cani e gatti all’interno dell’Unione Europea impiega circa 300.000 persone solo nella vendita e genera un guadagno stimato in 1,3 trilioni di euro l’anno.
Ma non è tutto, perché secondo i dati dello studio “Benessere di cani e gatti coinvolti in attività commerciali” della Commissione Europea, condotto nel 2014 in dodici Paesi, quali Belgio, Germania, Spagna, Francia, Italia, Ungheria, Olanda, Polonia, Romania, Slovacchia, Svezia e Regno Unito, sembra che ogni mese circa 46.000 cani siano movimentati tra gli Stati membri con finalità commerciale, ed evidenzia come questa sia una delle principali attività che offrono un profitto potenzialmente elevato.

Le nazioni verso cui sono maggiormente diretti i cani sono: Germania 57%, Regno Unito 9%, Belgio 5%, Italia 5%, Francia 5%. I gatti sono maggiormente diretti in Germania 55%, Regno Unito 9%, Spagna 7%, Italia 6% e Belgio 5%. I Paesi da cui maggiormente provengono i cani sono: Spagna 36%, Ungheria 22%, Slovacchia 10%, Romania 10% e Italia 4%.

Un problema spinoso è quello del commercio illegale, praticato soprattutto in Ungheria, Slovacchia, ma anche Polonia, Romania e Repubblica Ceca, paesi da cui i cuccioli sono venduti a pochi euro, inclusi i documenti, le vaccinazioni, il passaporto europeo per essere esportati in tutti i paesi d’Europa.
A gestire i traffici sono gruppi organizzati, che importano gli animali e li smerciano attraverso venditori compiacenti: sono circa 8.000 i cuccioli che ogni settimana vengono importati in Italia, per un valore commerciale di circa 5.600.000 euro.

Ma dove vanno questi cagnolini? Punto di arrivo è spesso l’Italia, insieme a Spagna, Francia e Belgio, dove giungono stremati non solo da viaggi interminabili ma anche da un trattamento non adatto alla loro tenera età: strappati troppo precocemente dalle madri, che a loro volta sono costrette a continue gravidanze, vengono imbottiti di farmaci per farli sembrare sani. Perché spesso, così piccoli e fragili, non lo sono.
I principali committenti sono negozianti e allevatori italiani, che spesso mostrano agli acquirenti finali presunti madri e padri Made in Italy e propongono anche il pedigree a pagamento, falso come la restante documentazione che accompagna i cuccioli.

Ilaria Innocenti, responsabile Lav Area Animali familiari, ha dichiarato in proposito: “Il fenomeno purtroppo è tutt’altro che in declino, ma la sostanziale differenza tra gli animali sequestrati nel biennio 2013/2014 e quelli nel 2015/2016 dimostra chiaramente che le risorse messe in campo per contrastare questi traffici sono troppo limitate. Mentre nel 2013 e 2014, infatti, in Italia sono stati sequestrati 2.630 cuccioli di cane e 15 di gatto, che avrebbero fruttato circa 1,8 milioni di euro, negli anni 2015 e 2016 si registra una pericolosa flessione del numero di cani sequestrati, con 964 cani sequestrati (- 1.666 cani rispetto al 2013-2014), mentre è aumentato il numero dei gatti 86 (+ 71 rispetto al 2013-2014). Per il biennio 2015/2016 mancano i dati dell’Arma dei Carabinieri, ma pur ipotizzando un numero di sequestri pari a quello del biennio precedente, rimane evidente il forte calo complessivo e generale del numero di cuccioli sequestrati. – prosegue Ilaria Innocenti – Ciò non può essere dovuto a una diminuzione del fenomeno stesso, ma è da imputare a una diminuzione dei controlli. Infatti, in una regione molto strategica nella repressione come il Friuli Venezia Giulia, il Corpo Forestale regionale, che nel 2013/2014 aveva sequestrato 535 cuccioli di cane e 5 di gatto, ci ha informato che nel 2015/2016 non sono stati svolti controlli riguardanti il traffico di cuccioli”.

Per questo, occorrerebbe un impiego più massiccio e continuo di risorse, per contrastare e addirittura stroncare un traffico illecito che causa sofferenze ad animali innocenti, sui quali si specula e si guadagna con una serie di documentazioni e informazioni false.
Ma non basta: anche i cittadini potrebbero contribuire concretamente, astenendosi dall’acquisto di animali, soprattutto se proposti a basso prezzo, e preferire in ogni caso un’adozione in un canile della propria città. In questo modo, infatti, non solo non si incrementerebbe lo sfruttamento di animali a fini commerciali, ma si aiuterebbe la lotta al randagismo, sempre molti viva in Italia.

Ha poi aggiunto Gaetano Penocchio, presidente Fnovi: “Il traffico di cuccioli è un fenomeno spregevole da contrastare anche con un cambio culturale, perché conoscere consente sempre di compiere un numero minore di errori. Ad esempio non si acquista un cane su web. Il manuale non servirà soltanto per facilitare i controlli, ma sarà utile a quei cittadini che avranno la sensibilità e la prudenza di consultarlo prima di acquistare un cucciolo”.

Vera MORETTI

© 2017, Mondofido. Riproduzione Riservata

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