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Pet therapy, un “lavoro da cani”

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Chi condivide la propria esistenza con un cane, sa che la sola visione di un muso e di una coda scodinzolante hanno un immediato effetto calmante, una vera e propria iniezione di endorfine. tutto questo è alla base delle diverse attività comunemente definite di  pet therapy.

Il nostro cane concedendoci di essere accarezzato svolge un vero e proprio ruolo antidepressivo.

Tutti i cani e di qualsiasi razza siano, sono in grado di assumersi il ruolo di “terapista a quattro zampe” ma oggettivamente ci sono razze maggiormente predisposte di altre nello svolgere questo lavoro, perché di “lavoro da cani” si tratta.

E’ fondamentale ricordare che, oltre la razza, ogni esemplare ha il proprio carattere: il candidato ideale per la pet therapy è un cane adulto, con carattere ben formato e in grado di contenere uno stato eccitante e stressante.

Diverse sono le patologie cui i cani possono fornire supporto: dalle persone che hanno subito alterazioni motorie, a chi soffre di problematiche sensoriali, come la cecità o la sordità.

Gli ospiti dell’ospedale psichiatrico Benito Menni a Elizondo, in Spagna, al confine con la Francia, condividono spazio e tempo con Atila e Argi, due galgo – levrieri spagnoli,che hanno il compito di aiutarli a sviluppare le capacità relazionali e una maggiore autonomia.

Le giornate di questi pazienti sono spesso lunghe e le persone si richiudono nel mondo che la propria mente disegna, incrementando così la loro difficoltà a comunicare con quello che lo circonda.

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La presenza nell’ospedale psichiatrico di questi due “terapisti” eccezionali aiuta tutti i pazienti a vivere meglio nelle difficoltà quotidiana.

Atila e Argi sono la dimostrazione che nascere galgo in Spagna non sempre è una disgrazia, qui dove troppo spesso la sequenza è galgo-caccia-riproduzione altri galgo – fine della propria vita con trasferimento in perreras…

Il cane che svolge il lavoro di pet therapy fa un mestiere durissimo, non sta lì semplicemente a prendersi le coccole ma tollerando anche maneggiamenti inopportuni crea empatia con il paziente migliorando l’autostima della persona coinvolta nelle attività stessa.

Il contatto con il cane crea empatia, migliora l’autostima aiuta ad aumentare la socializzazione con altri gruppi di persone e rappresenta una terapia non farmacologica che non ha effetti collaterali negativi sul paziente. 

Passando il tempo con il cane i pazienti imparano anche ad assumersi delle responsabilità, dal fornire loro alimenti e bevande, tenerli puliti e aver cura di loro.

Quindi a fine turno sarebbe doverosa una bistecca per quel “cane di terapista”.

Rosanna Capano

(contatta l’autore)

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