Di storie di maltrattamenti sui cani, e non solo, ce ne sono tante. Storie che sconcertano per la loro ferocia: combattimenti, incuria, abbandono, violenza vera e propria.
Capire da dove scaturisca la motivazione a compiere questi atti di indicibile crudeltà è praticamente impossibile, senza dubbio tali azioni scaturiscono dall’idiozia e dalla cattiveria oltre che dall’ignoranza.
La giurisprudenza ha stabilito che, per parlare di reato non è necessario arrivare a lesioni fisiche, ma è sufficiente la sofferenza degli animali finalmente definiti esseri viventi in grado di percepire dolore, anche in caso di lesioni di tipo ambientale e comportamentale: mancanza di cure, inedia.
Fortunatamente alcune storie sono a lieto fine, come quella di Ashley, una cagnolina di oltreoceano, abbandonata durante una tempesta di neve.
I suoi proprietari vivevano in una casa senza riscaldamento ed elettricità, se ne sono andati lasciandola sola, senza cibo né acqua.
Una coppia che viveva a pochi metri dalla casa di Ashey è stata la sua salvezza. Erica Mahnken, fondatrice di «No More Pain Rescue» e il suo fidanzato si sono presi cura della piccola pit bull di un anno, impaurita e denutrita.
I due ragazzi, nella ricerca di una nuova famiglia adottiva, si sono rivolti ai vigili del fuoco di New York, e così quello che doveva essere un breve “stallo” è diventato la sua casa definitiva.
Ashley segue ovunque i suoi compagni umani. Ha un posto riservato sul camion dei vigili oltre che in cucina, dove non manca mai il cibo per lei.
Non tutte le storie di maltrattamento hanno un lieto fine, conoscerle aiuta a evitare la leggerezza di un’adozione frettolosa dettata dalla moda o da un impeto momentaneo.
Adottare un cane significa essere pronti pronti ad amarlo e a prenderci cura di lui per tutta la sua vita, e non a restituirlo al primo disagio. Se non siamo pronti a questo è meglio limitarci ad offrire qualche carezza ai cani che incontriamo andando a zonzo per parchi.
Rosanna Capano
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