La vita in canile può essere dura, anche per i volontari, che vedono gli animali ospiti sprecare i loro anni migliori all’interno di una gabbia, invece che circondati dal calore e dall’affetto di una famiglia e di una casa.
Per questo motivo, quando accade che uno dei cani considerati ormai “senza speranza”, per la stazza, l’età o il carattere particolare, vengono adottati, è una vera festa.
Oggi vogliamo raccontarvi di una storia così, di quelle che regalano speranza e ottimismo, ma soprattutto fiducia nei confronti delle persone, che riescono a vedere al di là delle apparenze e seguono il cuore.
Protagonista di questa storia è Gilda, un pit bull giunto all’Asilo del Cane di Palazzolo Milanese quando era giovanissima e piena di vita, ma anche complicata e quasi indomabile. Gelosa del suo box, spesso per i volontari era un’impresa prendersi cura di lei, farla uscire e strapparle le copertine che lei afferrava senza mai lasciarle.
Per questa sua peculiarità, Silvia, una delle volontarie, la chiamava “arredatrice”, perché non c’era verso: doveva essere lei e nessun altro a sistemarsi la sua cuccia, la sua coperta, per poi avvolgersi dentro e quasi nascondersi al mondo.
Non si sa che cosa abbia patito Gilda, ma il fatto che i suoi canini fossero tagliati non faceva pensare a nulla di buono, anzi, aggiungeva un dramma al dramma.
Quando aveva due anni, sembrava che la sua occasione fosse arrivata: in canile Francesca, determinata ad adottare un cane adulto, aveva davanti una scelta difficile. Nikita, di 7 anni, riservata e timida, e Gilda, giovane, esuberante e gioiosa. Doverne portare a casa solo una sembrava una crudeltà, ma era inevitabile e Francesca ha fatto una scelta di cuore: “Scegliemmo Nikita, perché più adulta, più ‘discreta’ e perché avevamo pensato che Gilda, essendo così giovane, avesse più possibilità di essere adottata”.
E allora, la vita di Gilda ha continuato a trascorrere nel canile perché, contrariamente a quanto sperato da Francesca, nessuno l’ha mai presa con sé per donarle una nuova vita. Ancora lotte con la copertina, ancora resistenze per uscire e andare a fare la passeggiata quotidiana, ancora lotte per strapparle il guinzaglio dalle fauci… ma, anche per lei, c’era una luce in fondo al tunnel, ed era proprio Francesca.
Nikita, la pit bull adottata al posto di Gilda, è morta all’età di 15 anni e allora la sua padrona è tornata all’Asilo del Cane per cercare un altro compagno peloso con cui condividere le giornate, i mesi, la vita, e si è trovata davanti, con sua enorme sorpresa, proprio Gilda: “Gilda era ancora in canile, non aveva avuto la fortuna che le avevamo augurato e così l’ho cercata perché desideravo darle la possibilità che 7 anni prima non avevo potuto darle. Ho pensato che meritasse, almeno per gli ultimi anni di vita che le rimanevano, una casa e una famiglia che le volesse bene”.
La prima cosa che dicono i volontari a Francesca è: “Potrebbe mordere il divano”, ma lei risponde prontamente: “Bene, volevo cambiarlo”, anche se, poi, non è mai successo.
Ovviamente, con il passare degli anni, Gilda era cambiata ed era diventata più schiva, ma i suoi futuri padroni non si sono arresi: “Con tanta pazienza abbiamo iniziato a conoscerci; inizialmente scappava in cuccia, poi dopo qualche settimana iniziava già ad essere meno diffidente”, fino a quando, il 18 aprile 2014, Gilda è corsa incontro a Francesca, permettendole così di essere la sua nuova padrona.
Non è stato tutto semplice ed immediato: la diffidenza non è stata sconfitta subito, ma con una serie di avvicinamenti e di attese che, alla fine, hanno portato alla condizione di oggi: Gilda acciambellata sul divano in mezzo ai suoi padroni, che la amano e la portano con loro ogni volta che possono.
Se chiediamo la ricetta per raggiungere una perfetta intesa? Francesca non ha dubbi: “Amore e pazienza”.
Vera MORETTI
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