Alla fine, Brown non ce l’ha fatta e se n’è andato quando nessuno se lo aspettava.
Questo dolcissimo cagnolino, trovato nelle campagne siciliane poco più di un mese fa e diventato l’ombra affettuosa di Maria Giammona, la paladina dei cani, come viene chiamata in Sicilia, si trascinava troppi problemi, troppo dolore per poter riuscire a sopravvivere.
Eppure, Maria parla di lui con affetto e serenità, forse consapevole del fatto che, sebbene siano stati insieme solo un mese, si è trattato di un periodo intenso ed indimenticabile.
Come era iniziata, la loro profonda amicizia?
Dopo che una ragazza aveva trovato Brown per la strada, e si era resa conto di non potersene occupare, dati i suoi evidenti problemi di salute, era stata proprio Maria ad assumersi la responsabilità della sua salute e delle sue cure, non certo da poco.
“Quando l’ho portato a casa mia era uno scheletrino, denutrito e provato da una vita di stenti e di abbandono”. Maria è consapevole del fatto che, se non l’avesse accolto lei, Brown sarebbe morto subito, e per questo si è data da fare per garantirgli la miglior vita possibile, con tutto l’occorrente per prepararsi a fronteggiare la sua personale lotta: sconfiggere le sue malattie, o almeno arginarle, e vivere con serenità e dignità ciò che gli rimaneva a disposizione.
Per questo motivo, Maria gli ha procurato immediatamente una gabbia da degenza, poiché era impensabile che dormisse in una cuccia normale, e un porta flebo, che, nell’ultimo mese, è servito tanto, purtroppo.
La cocciutaggine della sua nuova padrona ha portato Brown ad abituarsi lentamente al cibo, prima con medicinali per gastrolesi, che Maria ha smosso mari e monti per trovare, poi con gli omogeneizzati, mousse e, alla fine, carne cruda.
Le tappe sono state compiute con pazienza e amore, tanto che il cagnolino, un meticcio di un anno e mezzo, seguiva la sua “salvatrice” dovunque andasse e lei lo aspettava, lo guardava arrivare verso di lei con la sua camminata “da vecchietto” ed era contenta di averlo sempre con sé. E infatti, gli aveva promesso “Se guarisci, se risolviamo tutti i tuoi problemi, non ti darò in adozione, ti terrò sempre con me” e lui, per tutta risposta, la leccava con riconoscenza.
Ma di problemi ce n’erano tanti, e tutti gravi. La leishmania gli aveva intaccato gli organi: prima i reni, poi lo stomaco, e infine il midollo, che non produceva globuli rossi e, infatti, ogni 10 giorni era necessaria una trasfusione.
Scoraggiarsi, però, non è nell’indole di Maria e quindi si era documentata per un trapianto di reni in Svizzera, perché qui, in Italia, non è consentito. Come funziona? Si trova un cane compatibile da un canile, gli si espianta il rene, lo si dona al cane bisognoso e, a fine operazione, il padrone torna a casa sia con il suo cane, guarito, sia con il donatore. In questo modo, si salvano due vite, quella del malato e quella del trovatello.
Ebbene, Maria, pur vivendo già con cani e gatti in abbondanza, era disposta anche a fare questo, ma non ce n’è stato il tempo.
In realtà, però, si pensava che di tempo ce ne fosse, perché gli ultimi esami del sangue di Brown erano perfetti, tutti nella norma, e quindi erano partite le procedure per una trasfusione di sangue da un dalmata come donatore. Ma qualcosa non andava. All’improvviso, il cane aveva enterite, vomito costante, doveva essere accompagnato per fare i suoi bisogni. Sintomi un po’ strani per chi ha esami del sangue perfetti.
E infatti non erano così perfetti. Analizzate le provette una seconda volta, ecco trovato l’errore: i valori erano tutti sballati, Brown se ne stava andando, non c’era più nulla da fare.
Maria, a quel punto, ha deciso di portarselo a casa, per coccolarlo ed accudirlo fino alla fine. Ma stava soffrendo, dunque il veterinario ha optato per un’iniezione, per farlo addormentare senza che sentisse più nessun dolore.
Ma Brown ha deciso per tutti. Pochi attimi prima che gli venisse praticata l’eutanasia, ha alzato la testa, ha guardato Maria negli occhi, con tutta la dolcezza e la riconoscenza possibili, e se n’è andato.
Ma questa non è una storia triste. Brown non c’è più, certo, ma ha avuto una grande fortuna nella sua breve vita. Invece che morire sconosciuto e dimenticato da tutti, si è addormentato tra le braccia di chi lo amava davvero, in un luogo dove tutti si erano presi cura di lui. E anche ora che non c’è più, c’è qualcuno che lo porta nel cuore, che ha un pensiero per lui, che prepara le sue medicine come se fosse vivo e che di notte si alza per controllare se è nella sua cuccia e se sta bene.
Maria sentirà la mancanza di Brown, questo è certo, ma non rimpiange nulla di questo ultimo mese, anzi, rifarebbe tutto daccapo, litigherebbe con lui per mettergli la flebo, suderebbe freddo nel tentativo di infilargli l’ago cannula e gioierebbe ancora di tutti i suoi piccoli progressi.
Noi di Mondofido ringraziamo Maria per averci dato un esempio di amore incondizionato talmente forte da insegnarci a non perdere mai la speranza, e ringraziamo Brown per averci insegnato il vero valore della gratitudine.
Vera MORETTI
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